giovedì 9 dicembre 2010

ZUPPA DI CAROTE E GALLETTI:

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Ciao a tutti... io tra 4 ore ho il mio aereo quindi brevissimamente vi lascio una ricetta tra una valigia e un panino e me ne parto verso nord! A presto!

ZUPPA DI CAROTE E GALLETTI:
PER 2
5 carote
1/2 chilo di funghi galletti
brodo di verdure q.b.
1/2 cipolla bionda
1/2 finocchio
4 cucchiai di panna fresca
prezzemolo
un pò di vino bianco
olio all'habanero yellow per finire

Tagliare la cipolla e il finocchio a dadini e farli rosolare in una casseruola con un pò di olio evo. Aggiungere le carote pelate e tagliate a rondelle e far rosolare brevemente. Sfumare con un pò di vino bianco, coprire e aspettare finchè non inizino ad ammorbidirsi un pò. A questo punto aggiungere i funghi lavati e tagliati a pezzoni grossolani e coprire con brodo vegetale. Salare, pepare e aspettare che il liquido si ritiri e che le verdure siano ben morbide. Frullare il tutto con un frullatore a immersione, aggiungere la panna e mescolare bene. Servire con abbondante prezzemolo e l'olio piccante.

lunedì 6 dicembre 2010

TORTA ALLE NOCI CON GANACHE DI CIOCCOLATO ALLA PERA E GLASSA SUPERLUCIDA:

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Di ritorno dalle avventure pugilistiche (dall'ottimo esito, leonard ha vinto per ko a 2 minuti dall'nizio!) eccomi in mille faccende affaccendata e con la lontana illusione che forse riuscirò anche a fare qualcosa per natale... intanto giovedì riparto... di nuovo a Vienna, per gli 80 anni di mia nonna (strane coincidenze... stesso tour di quest'estate solo con 20°C in meno!). E tanto per rimanere in tema l'ispirazione per questa torta viene proprio dal ricettario di mia nonna, quindi: una garanzia!
Purtroppo stavolta non vi tocca la foto della fetta libidinosa che la torta è stata fatta all'ultimo secondo per il compleanno di un'amica! Come sempre potete prenderla così com'è o scomporla come più vi piace!
Un appuntino sulla glassa: se per quanto riguarda tutto il resto in cucina cerco sempre la via più attenta e sofisticata, nel caso del cioccolato (sarà che non è propriamente il mio ingrediente preferito o che la materia non mi è proprio del tutto limpida!) mi faccio dar volentieri una mano da piccoli salvavita come il burro di cacao micronizzato o, in questo caso, il glucosio che rende la glassa liscia e lucidissima. Nella ricetta originale comunque il glucosio non era previsto quindi, se non ne disponete procedete pure senza... riguardo al risultato posso solo dire che a mia nonna viene sempre splendida ma lei la pasticceria ce l'ha un pò nel dna!

TORTA ALLE NOCI CON GANACHE DI CIOCCOLATO ALLA PERA E GLASSA SUPERLUCIDA:

Per la base:
3 uova
200 gr. di zucchero
125 gr. di burro
125 ml di latte
200 gr. di farina
1/2 bustina d lievito per dolci
100 gr. di farina di noci

per la ganache:
125 gr. di cioccolato alla pera
125 ml. di panna fresca

per la glassa:
90 gr. di cioccolato fondente di copertura
10 cucchiai di acqua
150 gr. di zucchero
1/2 cucchiaino di glucosio
un pezzetto di burro
marmellata di albicocche

Montare i tuorli con lo zucchero fino ad ottenere un composto chiaro e spumoso. Aggiungere il burro a pezzetti e continuare a sbattere con le fruste. A parte mescolare la farina, le noci frullate fino ad ottenerne una farina, il lievito e un pizzico di sale. Aggiungere delicatamente al composto di uova alternando con il latte. Aggiungere infine le chiare d'uovo montate a neve. Versare l'impasto in una tortiera a cerniera e infornare a 175°C per circa 35 minuti. Controllate con uno stecchetto che sia ben cotta all'interno.
Nel frattempo preparate la ganache. Spezzettate n cioccolato in una ciotolina e riscaldate la pana senza portarla ad ebollizione. Versate la panna calda sul cioccolato e mescolate energicamente finchè non sia tutto sciolto. Fate raffreddare completamente e poi montate con le fruste fino ad ottenere una crema bella densa (per facilitare l'operazione, una volta fredda, passate la vostra ganache per 3 minuti in frigo in modo che monti meglio... non esagerate però altrimenti diventa burro).
Tagliate la vostra torta a metà e riempitela con la ganache. Riscaldare la marmellata di albicocche in un pentolino e spennellatene un leggero strato su tutta la torta bordi compresi.
Per la glassa fate uno sciroppo con l'acqua e lo zucchero aggiungendovi anche il mezzo cucchiaino di glucosio. Fate sciogliere la cioccolata a bagnomaria e aggiungeteci un pezzetto di burro. Aggiungere lo sciroppo un cucchiaio alla volta e versate il tutto velocemente sulla torta ricoprendola completamente. Decorate a piacere, Io qui ho usato dei boccioli di rosa per il centro, dei fiorellini e foglioline di menta canditi e un pò di petali misti essiccati.



giovedì 25 novembre 2010

IN BOCCA AL LUPO E AGGIORNAMENTI:

Il ricettario delle famiglie italiane
Dopo aver passato anch'io con prole una settimana nella nostra bella firenze, si riparte. Domani Leonard combatte vicino brescia, quindi non può mancare il nostro scaramantico, solito IN BOCCA AL LUPO tecnologico. Forza papà ciccio Leo!!!!
La foto che vedete qui su è quella dell'articolo di repubblica sul libro "ricette delle nuove famiglie d'Italia" in uscita il 30 novembre in libreria! Ovviamente non posso che consigliarvelo vivamente. Un saluto e a risentirci al ritorno!!!

venerdì 19 novembre 2010

OGGI MAMMAIANA A RADIO CITTA' DEL CAPO:



Eccomi di nuovo con una, per me fantastica ed emozionante comunicazione di servizio: Oggi venerdì 19 novembre alle h:12.00 Mammaiana sarà ospite a radio città del capo alla trasmissione Kilometro Zero. Vi ricordate il concorso che vinsi per il libro "Ricette delle nuove famiglie d'Italia"? Ecco, il libro uscirà il 30 novembre per edizioni Pedragon e ogni venerdì radio città del capo trasmetterà una piccola intervista ai protagonisti del libro che vi darà un'anticipazione della loro storia. Bello no? Io vi consiglio di seguirlo, questo progetto mi è piaciuto fin da subito e non mi ha mai delusa, stupendomi anzi sempre con qualcosa di nuovo ed entusiasmante. Complimenti ragazzi!
Per seguire me e gli altri live cliccate qui: MAMMAIANA IN STREAMING e poi cliccate su ascolta live in alto a sinistra. Buon divertimento... sarò emozionatissima aiuto!

lunedì 15 novembre 2010

CROSTATINA E NOSTALGIA:

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Dopo tanto tempo torno a postare! La mia dolce metà è dovuta andare ad allenarsi a Firenze e io ho pensato che non fosse il caso di far perdere 2 settimane di scuola ai miei pargoli ora che hanno appena cominciato la loro nuova vita.... così mi ritrovo qui senza di lui, per la prima volta dopo quasi 5 anni, e mi sento sola soletta:)! Lo so che mi starete prendendo in giro anche voi, come tutti, in fondo sono solo 6 giorni ma 'nsomma addormentarsi nel lettone gelido e vuoto è proprio malinconico no? (E poi, se proprio la vogliamo dire tutta io son ben contenta di sentirmi innamorata e nostalgica... toh!) Così ho pensato che per sentirci più vicini fosse proprio il caso di pubblicare qualcosa, dato che lui, mio marito, è da sempre il più grande fan del mio blog, quello che mi legge (o dovrei dire leggeva) ogni mattina ancor prima che mi svegliassi, che mi stimola e mi sprona nei periodi in cui non ho tanta voglia, che mi tiene il conto delle visite e mi bacchetta quando pensa che i miei post siano poco interessanti... e in fondo questo blog nasce con lui e per lui, per la nostra comune passione per il cibo, per il fatto che ci entusiasma mettere le mani in pasta insieme, per le fisse che ci prendono a periodi e che a volte spariscono, altre si evolvono (ora è il periodo del forno a legna... e, disgraziata me, non ho neanche ancora raccontato niente!!!). Insomma mio caro Leonard, dato che sei lì e sei pure a dieta, pensa che io qui cucino e sforno pensando anche a te. Per l'occasione un dolce fiorentino, di quelli che non conoscevo affatto prima di mettere piede in questa città, che mi piaceva da impazzire soprattutto nella versione ...ina e che penso non si trovi proprio varcati i confini toscani (insomma sì, anche del dolce ho nostalgia! ): la crostata cioccolato e semolino.

CROSTATA SEMOLINO E CIOCCOLATO:

per la pasta frolla della base (ricetta di felder):
250 gr. di farina 00
100 gr. di zucchero
140 gr. di burro
1 tuorlo

per la crema al semolino:
40 gr. di semolino
1/2 litro di latte circa
60 gr. di zucchero
1 uovo
1 stecca di vaniglia
1 pezzettino di burro (facoltativo)

per la copertura al cioccolato:
100 gr. di cioccolato fondente di buona qualità (di copertura)
1 cucchiaio scarso di zucchero
2 cucchiai di panna

Preparare la frolla: setacciare la farina in una ciotola, e aggiungere lo zucchero. aggiungere il burro a tocchetti e sbriciolare con la punta delle dita fino ad ottenere un composto sbricioloso. Aggiungere infine il tuorlo e lavorare velocemente fino ad ottenere una palla che avvolgerete in una pellicola trasparente e metterete a riposare in frigo per almeno 2 ore. Il segreto dei una frolla croccante è il lavorarla il meno possibile. Rivestire uno stampo da crostata o tanti stampini da crostatina con la pasta frolla.
per la crema al semolino: Portate il latte a bollore con un pizzico di sale e lo zucchero. Versatevi quindi il semolino e mescolate bene con una frusta fino a che il composto non inizia ad addensarsi. Non esagerate che raffreddandosi tende a rassodarsi parecchio (nel caso potete sempre aggiungere altro latte). a fuoco spento aggiungete l'uovo incorporandolo perfettamente, il burro e i semi ricavati dal baccello di vaniglia. Versare la crema sulla base di frolla e infornare a 175°C per circa mezz'ora. Far raffreddare completamente la torta e aggiungervi infine la copertura al cioccolato ottenuta facendo scogliere il cioccolato con lo zucchero e la panna a bagnomaria. Mescolate bene in modo da ottenere una ganache perfettamente omogenea e versatela on top. Servire fredda!


domenica 31 ottobre 2010

IT'S PUMPKIN TIME:

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Oggi, dato che è halloween e che soprattutto è pieno di zucche in ogni dove, ricapitoliamo un pò quello che fin'ora ci abbiamo fatto in questo blog, con questo ingrediente straordinario, che piace più o meno a tutti e che si può utilizzare in mille e più ricette sia dolci che salate. Magari qualcuno che cerca l'ispirazione dell'ultimo momento potrebbe trovarlo utile, altrimenti insomma, le zucche ci sono ancora per un pò ;)! Prestissimamente poi aggiungerò tutto ciò che è mammaiana con la zucca 2010!
Per ora oltre a ricapitolare vi lascio un paio di consiglietti che potrebbero tornare utili. Intanto i semi di zucca... sono buonissimi e dato che è periodo e ci troviamo con tutte queste zucche per le mani, invece di comprarli, con un pò di pazienza ci possiamo preparare i nostri semi di zucca tostati in casa. Il procedimento è abbastanza semplice: lavate bene i vostri semi separandoli dai filamenti arancioni, metteteli in una pentola con 2 tazze d'acqua per ogni tazza di semi e del sale e fate bollire per una decina di minuti. Scolate e fate asciugare affinchè i semi rimangano solo un pò umidi e metteteli su una placca ricoperta di carta forno. Se volete potete aggiungere un pò di sale in superficie in modo che restino un pò di cristalli di sale. Infornare a 180°C per una ventina di minuti nella parte alta del forno, o finchè non siano dorati e croccanti.
Poi, dato che mi sono resa conto che nella maggior parte delle ricette dolci, la zucca deve essere ridotta in purea, vi lascio un pò di consigli su come compiere quest'operazione a seconda di tempi e possibilità (dato che qui non siamo in america e non si trovano le lattine già bell'e pronte...ma meglio così no?).
Allora, il metodo migliore sarebbe tagliare a fette la zucca (lasciando la buccia, ma pulendola dai semi) e metterla a cuocere in una teglia in forno oppure al vapore finchè non sia perfettamente morbida. in questo modo conserverete intatti sapori e nutrienti. Se invece avete tutto quel rimasuglio in scagliette derivante dal paziente svuotamento delle zucche per farne lanterne, basterà mettere il tutto in una pentola a fondo spesso, coprire con un coperchio e lasciar andare per 10 minuti senza aggiungere acqua. Infine se avete poco tempo e una zucca intera, tagliatela a dadini e infilate il tutto in pentola a pressione. Qualunque metodo abbiate usato, a questo puntò basterà dargli una botta di frullatore a immersione ed ecco pronta la vostra purea, che potrete congelare in comode porzioni da utilizzare per i dolci di tutto l'anno!

ricette salate:

ricette dolci:

semi di zucca:

giovedì 21 ottobre 2010

BUILDING A NEW HOME:

casa nostra
E' di nuovo un sacco che manco da questo mio spazio, ma stavolta una scusa ce l'ho! ;) Io e la mia dolce metà abbiamo finalmente iniziato a lavorare in quella che sarà (prima o poi) la nostra nuova casa! Ci stiamo facendo un discreto mazzo grazie ma alla fine la soddisfazione di averla fatta con le nostre manine sarà grande... sperando che non ci crolli tutto addosso!;)
Comunque questa voleva essere un pò una comunicazione di servizio, non temete sono ancora quiiiiii! Alla prossima ricetta!

mercoledì 13 ottobre 2010

QUELLO CHE OGNI TANTO MANCA DELLA CITTA': IL KEBAB!

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In realtà questo distacco dalla città me lo aspettavo più duro, pensavo che quantomeno all'arrivo dell'autunno sarei andata in crisi, io che sono sempre stata una da città, o paese, paesotto, paesino villaggio... insomma un qualsiasi posto in cui comunque sei circondato di gente, e invece per ora mi sembra di starmela cavando piuttosto bene... certo ci sono giorni in cui mi abbrutisco un pò, periodi in cui la pigrizia la fa da padrona e non esco per indefiniti giorni di fila... ma insomma, sarà che ho sempre qualcosa da fare, che ho mille progetti per la testa, che Roma è vicina ed è un rifugio sia fisico che mentale superaccessibile per quando proprio di natura non ne puoi più... per ora non soffro! La prima mancanza che ho sentita stata questa: il kebab! Certo il farselo in casa non colma appieno il rituale del panino di un'oraqualsiasidellagiornataonottatachesia, quando una fame improvvisa ti attanaglia ogni organo possibile e la soluzione è tanto facile quanto soddisfacente, ma comunque... dio quant'è buono! E poi si presta a infinite varianti, tipo apparecchiare la tavola con tutti i vari condimenti e salsine immaginabili, ciascuno in una ciotolina in modo che ogni commensale possa crearsi il suo personalissimo e unico kebab... bello no? Ora che ho imparato non aspetterò tanto ad organizzare un kebab party mi sa!
Ho fatto anche per la prima volta il pane arabo scoprendo che poi è anche abbastanza semplice e l'effetto assolutamente perfetto, cosa che mi ha stupita e deliziata, avendolo io sempre un pò scansato e temuto immaginando che fosse impossibile ottenere finezza e morbidezza (alias arrotolabilità) in casa e preferendo sempre affidarmi al negozietto egiziano sotto casa... cosa che avrei continuato a fare anche ora che mi sono preparata il kebab in casa se non fosse che... non ho più una casa con un negozietto arabo sotto! ;)

PANE ARABO:
per 5 pite, piadine o chiamatele un pò come vi pare... 5 pani per 5 kebab insomma:

300 gr. di farina 0
8 gr. di lievito di birra
2 cucchiai d'olio Evo
1 cucchiaino di sale
1/2 cucchiaino di zucchero
1/2 cucchiaino di miele
acqua tiepida q.b.

Sciogliete il lievito in mezzo bicchiere d'acqua tiepida, aggiungete il miele e mescolate fino a che tutto sia sciolto bene. Lasciate riposare 5 minuti finchè si formerà una schiumetta in superficie. In una ciotola unire la farina, l'olio e lo zucchero e aggiungere il lievito e acqua tiepida q.b. ad ottenere un impasto liscio e abbastanza morbido. Impastare bene e lasciar riposare 5 minuti in modo che tutta l'acqua venga assorbita bene dalla farina. Aggiungere quindi il sale eventualmente con un goccio d'acqua ed impastare a lungo (15- 20 minuti), mi raccomando pigroni! ;) Riporre l'impasto in una ciotola coperta con un panno umido e lasciar lievitare 2 ore. Riprendere l'impasto e formare 5 palline uguali in peso. Ricoprire e lasciar lievitare un'altra mezz'ora. Stendere ciascuna pallina di impasto al mattarello abbastanza finemente (avete presente il pane arabo;)???) Infornare a 200°C per pochissimo, qualche minuto. Quando vedete che il pane comincia a gonfiare, o meglio a fare delle mega bolle, tiratelo fuori, spennellatelo con dell'acqua e riponete in una busta di plastica ancora caldo. Procedete così con tutti i vostri pani. Conservate a busta chiusa finchè non ne avrete bisogno!

KOFTA KEBAB D'AGNELLO:
Ispirato dalla ricetta di jamie Olivier seppur con abbondanti modifiche dovute un pò al gusto e un pò alla necessità!

Intanto se comprerete un abacchiuccio intero dal pastore di fiducia come noi in questo caso, vi delizierà la fase preparatoria muniti di accetta e grembiule a cercare di raccapezzarvi tra i vari tagli, sangue, interiora e via dicendo... ma qui tanto c'è poco da consigliarvi che è solo con l'esperienza (che io non ho, dato che lascio volentieri il compito a terzi) che si riesce a perfezionarsi... quindi lascio perdere, vi risparmio scene macabre e vi lascio la ricetta:

5 pani arabi
1/2 Kg di coscio d'agnello rifilato
una manciata di uvetta
una manciata di mandorle
2 cucchiai di timo fresco
3 cucchiai di sumac in polvere (una delle mie spezie preferite!)
1 cucchiaio di cumino
1 cucchiaio di peperoncino in polvere (io habanero martinica)
Olio Evo
insalata mista
3 pomodori a fette
1 cipolla rossa
yoghurt naturale
sale
pepe

In un ciotolino mescolate le spezie (sumac, timo, cumino e peperoncino) e tenetele da parte. Se avete un tritacarne o avete comprato la carne da un normale macellaio, fatevela dare macinata, così eviterete di bruciare il vostro bel frullatore come la sottoscritta. Altrimenti tagliate la carne a pezzettini piccoli e poi mettetela nel frullatore stando attenti a dargli tregua di tanto in tanto. Qualunque sia la vostra scelta a questo punto frullate la carne insieme alle spezie (lasciatevene un pò da parte per il tocco finale), un pò di olio Evo, le mandorle e l'uvetta e fate andare fino ad ottenere un composto omogeneo. Formate 5 salsicciotti meglio se su degli spiedini, così vi sarà più facile girarli, e fateli cuocere su una piastra caldissima girando di tanto in tanto finchè non risultino perfettamente cotti. Nel frattempo avrete lavato e spezzattato la vostra insalata, affettato finemente le cipolle e tagliato i pomodori. Potete quindi assemblare il vostro kebab. Scaldate qualche secondo il vostro pane arabo in una padella (se on è più caldo, ovvio) , quindi coprite con insalata, cipolle e pomodori e disponete le vostre polpette d'agnello come preferite. Io le ho spezzettate ma potete anche lasciare il salsicciotto intero al centro. Condite con un paio di cucchiai di yoghurt precedentemente salato, con le spezie che vi sono rimaste, un filo d'olio e un pizzico di sale e pepe. Arrotolate il vostro kebab chiudendolo sotto e godetevi la meraviglia!

martedì 12 ottobre 2010

LA SCHIACCIATA CON L'UVA:

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Dopo aver passato 7 anni a Firenze senza aver praticamente mai cucinato qualcosa di tipico fiorentino (vabbè, dai un paio di volte sarà successo!) eccomi qua che da qualche tempo sto ripassando tutto il menù di stagione! Ecco, tanto per non lasciarvi alcun dubbio sulla scarsa normalità della sottoscritta, a noi tutti la schiacciata co' l'uva a Firenze non è mai piaciuta! In realtà la cosa che non sopportavamo era l'anice che io trovo sia pessimo abbinato a tutte le cose a base di uva e vino, nonostante sia un abbinamento classico (magari sono io che capisco poco però!!!), quelle rare volte che si trovava senza anice, magari col solo rosmarino, ogni tanto si provava ma il più delle volte comunque non ci entusiasmava. Per farla breve, la ricetta me l'ha data tempo fa il signore dell'alimentari sotto casa fiorentina, io l'ho modificata un pò e conclusione: questa è la migliore schiacciata con l'uva che io abbia mai mangiato! Anche i restanti membri della famiglia, che durante la preparazione mi guardavano scettici, concordano in pieno e da oggi questo dolce dell'autunno entrerà di diritto nel quaderno delle ricette della famiglia mammaiana!
Un pò di note sulla ricetta: l'originale andrebbe fatto con uva nera da vino, in toscana quand'è periodo si trova dappertutto, nel resto d'italia no (io in realtà quest'anno avrei anche partecipato a due vendemmie ma niente... l'idea mi è venuta dopo ;)!)quindi ho usato l'uva fragola... se avete intenzione di fare lo stesso però vi consiglio di toglierle i semi (lavoraccio lo so!) perchè l'unica nota negativa erano questi semoni giganti che si incastravano tra i denti (e tutti giù a sputacchiare per il prato!). Ingrediente fondamentale della ricetta è l'olio quindi non lesinate!

SCHIACCIATA CO' L'UVA:

per l'impasto:
450 gr. di farina 0
1/2 cubetto di lievito di birra (12 gr.)
2 cucchiai di olio Evo
2 cucchiai di zucchero semolato (in realtà nell'originale non c'è, era solo per renderla più appetibile anche ai bimbi...l'hanno spazzolata!)
1 cucchiaino di miele
1 cucchiaino di sale
acqua tiepida q.b.

per il ripieno:
1 Kg circa di uva fragola
zucchero semolato
olio Evo

Preparare l'impasto della schiacciata: sciogliete il lievito in un mezzo bicchiere di acqua tiepida, aggiungete il miele e lasciate riposare 5 minuti finchè non si forma una schiumetta in superficie. In una ciotola unire la farina, lo zucchero e l'olio e aggiungere il lievito e acqua tiepida q.b. per ottenere un impasto morbido e liscio che però non si appiccichi alle mani. Lavorate per una decina di minuti e lasciate riposare l'impasto per altri 10 minuti. Riprendete l'impasto e aggiungete il sale con un goccino d'acqua. Lavorate fino a incorporarlo perfettamente e lasciate lievitare coperto per 1 ora e mezzo. Riprendete l'impasto e stendetene i 2/3 della misura della teglia, lasciando liberi i bordi. Oliate bene la teglia prima di poggiarvi la base, quindi cospargete la base di uva (lasciatene un pò per sopra), aggiungete uniformemente circa 3 cucchiai di zucchero e un bel giro d'olio. Premete un pò con le dita in modo che l'uva penetro un pò nell'impasto e coprite con il 1/3 rimasto steso a rettangolo. Rigirate i bordi di sotto sull'impasto di copertura e fate aderire bene i lembi. Decorate con l'uva restante, di nuovo 3 cucchiai di zucchero e olio. Infornate a 200°C per 35/40 minuti. La prossima volta voglio provare a farla nel forno a legna, come dovrebbe essere... vi farò sapere.

domenica 3 ottobre 2010

SPAGHETTI ALLA CHITARRA CON PESTO AI PROFUMI DI SICILIA, TRIGLIE E UN TOCCO ESOTICO:

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La Sicilia per me è un un pò una patria! Non che abbia alcun tipo di legame di origine con questa terra, ma è il posto nel quale mi sento bene, a casa, sempre! L'arte, il calore della gente, il mare, il sole e più in generale il modo di vivere mi fanno sentire sempre di avere un mio posto nel mondo. Un luogo in cui culture e tradizioni si sono fuse per secoli creando un qualcosa di unico che trova nel cibo la sua quintessenza. Mangiare in sicilia è fantastico, c'è una varietà incredibile e l'arte della semplicità nel combinare gli ingredienti è ciò che ogni volta mi meraviglia.
Da questo amore, spontaneo e viscerale, nasce questo piatto, sicuramente non tradizionale ma in cui si combinano i sapori di questa terra del cuore capace di accogliere e assimilare, di trasformarsi senza perdere la propria essenza.
I capperi, che si inerpicano ostinati tra le rocce aride delle eolie, le arance che colorano gli inverni di questa terra in cui anche quando è freddo, il freddo non si sente, le mandorle, delle cui piante è utilizzato tutto, che fanno la gioia degli occhi quando sono in fiore e del palato a ogni angolo di strada, e le triglie di scoglio, che danno gioia e colore a ogni piatto con le loro carni tenere e la pelle rosata. Infine un tocco speziato e croccante dato dall' aji habanero, un peperoncino del centro america con piccantezza praticamente assente (è un baccatum della specie aji... dell'habanero ha solo la somiglianza della forma da cui il nome), carnoso e dal sapore inizialmente dolce che poi diventa un pò agrumato e che si sposa alla perfezione con l'insieme.
Ho deciso di presentare questo piatto per il consorso indetto da garofalo e leiweb con tema cibo e territorio perchè penso che prima ancora di sapori e tradizioni, quello che ci lega al nostro territorio è la materia prima e il rispetto che dovremmo avere per ciò che ci da nutrimento. E se in tanti altri campi si sta sviluppando una cultura un pò più etica del consumo, per quanto riguarda il pesce, e il mare in generale, mi sembra si presti molta meno attenzione ad un consumo sostenibile, sarà che non è il nostro elemento, che resta un mondo sempre un pò sconosciuto a chi non è del mestiere, ma se penso a come sono cambiati i fondali nella mia brevissima vita, credo che con un pò di informazione non ci vorrebbe poi tanto a cambiare le cose. Le triglie sono pesci del mediterraneo, pescati principalmente in sicilia e in sardegna, pesci autunnali, o meglio pesci che sarebbe opportuno pescare d'autunno, quando le mamme non sono incinte e i piccoli non sono più così piccoli. Io le trovo ottime e versatili, da utilizzare in tantissime preparazioni , dalle più semplici a quelle più raffinate.

SPAGHETTI ALLA CHITARRA CON PESTO AI SAPORI DI SICILIA, TRIGLIE E UN TOCCO ESOTICO:

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spaghetti alla chitarra garofalo
4 triglie di scoglio
2 piccole arance
5 gr. di capperi
100 gr. di mandorle
1 rametto di timo
40 ml. di olio Evo
1 aji habanero
polvere d'arancia per decorare

Pulire le triglie e ricavare da ciascuna due filetti. Preparare un pesto grossolano triturando al blender le mandorle con l'olio, le arance pelate a vivo e tagliate a tocchetti, i capperi e il timo. Togliere i semi con la placenta dell'aji habanero e tritarlo finemente al coltello. Aggiungerlo al pesto pronto incorporandolo con il cucchiaio (lasciatevene da parte un pochino per la decorazione). Cuocere gli spaghetti alla chitarra in abbondante acqua salata bollente. Nel frattempo passare i filetti di triglia in padella con un filo d'olio facendo cuocere circa un minuto per lato. Scolare la pasta, conservando un pò d'acqua di cottura e condire velocemente con il pesto aggiungendo eventualmente un pò di acqua di cottura. Sistemare la pasta nei piatti aiutandovi con un forchettone e un grosso coppapasta e posizionare 2 filetti di triglia su ciascun piatto con la parte della pelle posizionata verso l'alto. Condire con un filo d'olio evo a crudo e decorare con pochissima polvere d'arancia, un pò di trito di aji habanero messo da parte e un rametto di timo.

mercoledì 29 settembre 2010

LA MIA ESTATE PICCANTE:

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So che tutti vi aspettate foto di viaggi e vacanze, dritte e link a posti mangerecci goduriosi e cose simili, e invece no! La mia estate è stata per lo più dedicata a, lui: il peperoncino! Tra semina, crescita, fioritura, futtificazione e trasformazione se ne sono andati così sei mesi, mezzo anno nel quale un pò posso dire di essermi fatta una cultura in questa materia così affascinante e abbastanza sconosciuta. Sì perchè insomma, quando si parla di peperoncino in cucina, questo povero frutto che vanta qualcosa come tremilacinquecento varietà conosciute al mondo, completamente diverse l'una dall'altra, non solo per piccantezza ma soprattutto per sapore, profumo ed aroma, viene semplicemente menzionato come peperoncino: ora, dico io, in un mondo nel quale i più inorridiscono a dire semplicemente "sale", perchè ogni sale sala a modo suo, un pò mi stupisce il fatto che una materia così vasta e incredibilmente varia sia trattata con tanta leggerezza. Lo dicevo da un pò che veramente il peperoncino si potrebbe paragonare al vino per quanto ciascuno si differenzi dall'altro.
Qualche informazione tecnica giusto per capire un pò meglio di cosa stiamo parlando... Intanto i peperoncini nascono come wild, spontanei in sud e centroamerica e sono uno dei primi frutti ad essere addomesticati dall'uomo. Si ibridano (incrociano tra loro) facilissimamente cosa che ha fatto sì che ce ne siano così tante varietà diverse (fantastico da un lato perchè veramente dai semi di una pianta potresti aspettarti di tutto, un pò l'incubo dei coltivatori dall'altro perchè per tenerti dei semi puri devi fare sempre un gran lavoro!). I peperoncini si dividono in 5 grandi famiglie: i capsicum annuum di cui fanno parte i nostri peperoncini italiani, che sono i più diffusi e per lo più poco piccanti, anche se sempre con le dovute eccezioni; i capsicum frutescens, di cui fanno parte ad esempio i tabasco e cayenne, caratterizzati da una bassa piccantezza ma con un sapore più intenso rispetto agli annuum. Di questa famiglia fanno parte anche i piri piri coltivati tanto in etiopia e con i quali viene poi prodotta la spezia nazionale: il bereberè; i capsicum baccatuum, che comprendono gli aji, frutti peruviani dall'aroma fruttato e dal sapore dolce; i capsicum chinense di cui fanno parte i peperoncini più piccanti come gli habanero, i naga, i bhut jolokia, i 7 pot, gli scorpion ecc...; e i capsicum pubescens di cui fanno parte i rocoto e che sono caratterizzati dai semi neri.
Per quanto riguarda la piccantezza questa viene data dalla capsaicina che è contenuta nella placenta che avvolge i semi del peperoncino, quindi il luogo comune che i semi siano la parte piccante del peperoncino è sbagliata, sono piccanti in quanto per lo più ricoperti di placenta. L'indice di piccantezza è misurato con la scala di scoville, che misura quante parti di acqua ci vogliono per neutralizzare una parte di peperoncino. Al momento il peperoncino più piccante del mondo (misurato) è il naga morich, originario del bangladesh, con il suo milione e passa di scoville (più o meno il doppio della piccantezza del precedente peperoncino più piccante, l'habanero red savina.... e si sente ;)!) ma ci sono tutti i peperoncini di trinidad e tobago (7 pot, scorpion ecc...) che non sono stati misurati e che insomma stanno lì, oltre ad esserci chi giura che ad esempio un moruga blend sia sicuramente 2 volte più piccante di un naga (io non riesco a immaginare qualcosa di più incredibile, però...!). Tutti questi di cui vi ho parlato sono tipologie addomesticate, poi ci sono i wild, estremamente rari e rintracciabili nelle foreste del centro e sud america, quelli da cui tutto ebbe inizio!
Insomma intanto io vi mostro un pò di fotine, di quelle che sono alcune delle nostre piantine (in tutto ottocento e dispari di circa 250 tipologie diverse =O!) e col tempo dato che con tutta sta materia prima qualcosa ci si deve pur inventare, vi terrò aggiornati facendovi conoscere un pò di questo mio nuovo mondo che, almeno secondo me, riserva ogni giorno qualche sorpresa. oltre a rendere la mia persona perennemente piccante! Davvero tra raccogliere, tagliare, seccare, polverizzare ecc.. c'è sempre qualcosa che mi pizzica!

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sabato 25 settembre 2010

ECCOMI.... UN ANNO DOPO!!!

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Sono stata latitante per un bel pò è vero... ma il giorno del blogcompleanno non potevo farlo andare così senza fare neanche una capatina nel mio spazietto virtuale (che chi mi conosce lo sa che io sono un tipo celebrativo!). Innanzitutto mi scuso con tutti coloro che sono passati di qui, facendomi domande e richieste alle quali non hanno mai ricevuto una risposta... non ho neanche scusanti valide, semplicemente non avevo la voglia...la testa, l'energia o la fantasia, o magari tutte queste cose insieme, per continuare a fare quello che fino a poco fa mi dava tanta soddisfazione... e sì che in cucina sono stata anche parecchio attiva quest'estate :)! Quindi la passione è rimasta la stessa, forse è un pò la voglia di comunicare ad essermi mancata... ora questa sembra stia tornando e, anche se non vi prometto niente, quasi quasi mi sa che possiamo pensare di festeggiare addirittura un secondo blogcompleanno, magari non con la costanza iniziale che la mia vita si fa di giorno in giorno più indaffarata... Ne sono cambiate di cose in questo anno: ho iniziato così un pò per scherzo senza dire niente a nessuno perchè volevo capire se qualche estraneo si sarebbe interessato a questo mio spazio e a ciò che avevo da dire ed è successo che incredibilmente ho scoperto un mondo e una rete di rapporti virtuali, ma poi anche reali, che mi lascia incredula ogni volta che ci penso. Quindi ringrazio tutti voi che siete passati di qui, ma proprio tutti, perchè pensare di avere dei "lettori" è una cosa che davvero mi emoziona ogni volta!
E ora bando alle ciance, un anno dopo il primo post, brindo con voi con quello che è il must delle nostre estati: il Ginger Beer! Una bevanda a base di zenzero leggermente alcolica (ma attenzione... non così leggermente come si potrebbe pensare!), leggermente frizzante, che viene dai ricordi della Sierra Leone della mia dolce metà. Da servire freddisssssssima è insuperabile come aperitivo estivo, almeno secondo me. Certo richiede un pò di pazienza ma nel mio caso se ne occupa Leonard quindi a me non resta che il piacere. Lo so che ormai ci avviamo all'inverno ma non potevo rimandare questa ricetta all'estate prossima, quindi male che vada tenetela a mente per l'anno prossimo, ma non dimenticatevene!!! Il procedimento che vi descrivo parte dal GINGER BEER PLANT: una sorta di esserino vivo dal quale è possibile attingere ogni volta che si vuole produrre la bevanda... un pò come la pasta madre (e lo so già che quanto meno i blogger non vedono l'ora di avere una nuova bestiolina da accudire!).

GINGER BEER:

per fare il Ginger Beer Plant:
si parte mescolando insieme questi ingredienti:
4 cucchiaini di zenzero fresco grattugiato
4 cucchiaini di zucchero
1/2 cubetto di lievito di birra
Questa cosa andrà poi "rinfrescata" ogni giorno per sette giorni aggiungendo ogni volta 2 cucchiaini di zenzero grattugiato e 2 cucchiaini di zucchero. lasciate crescere la bestiola in un barattolo di vetro coprendo con un cencio in un posto tiepido e buio. Dopo una settimana la vostra plant è pronta e potrete attingervi per tutta l'estate!

A questo punto per fare il Ginger Beer vi occorrerà un bottiglione di vetro da 5 litri, con un tappo colmatore, o qualcosa del genere (più economico, funziona benissimo, basta un pò di iniziativa!) e poco più.
Riscaldate 4 litri d'acqua e scioglieteci 800 gr. di zucchero dentro. Fate intiepidire (bene altrimenti uccidete i lieviti) e aggiungete tutto il liquido che otterrete strizzando la vostra ginger beer plant dopo averlo filtrato. Mettete il tutto nel bottiglione coprendo col tappo che avrete creato e lasciate fermentare per 3 settimane! Dopodichè imbottigliate in bottiglie di vetro scuro. Se volete ottenere una bevanda più frizzante aggiungete un cucchiaino raso di zucchero in ogni bottiglia (in Sierra Leone aggiungono 2 o 3 uvette per ciascuna bottiglia che favoriscono la fermentazione). Chiudete bene con tappi di sughero facendo attenzione che potrebbe capitare che vi saltino come tappi di champagne. Lasciate una giornata a temperatura ambiente e dopodichè, per fermare la fermentazione riporre le bottiglie in frigo!

Ciò che rimane della vostra plant la riponete in frigo fino al prossimo utilizzo. quando avrete finito i primi 5 litri e avrete scoperto di non poter fare a meno del vostro autoprodotto ginger beer, tirate fuori la plant, e mettetela in 1/2 ,litro d'acqua. Ridatele da mangiare quotidianamente per 7 giorni 2 cucchiaini di zenzero grattugiato e 2 cucchiaini di zucchero, e ricominciate l'intero procedimento da capo!

mercoledì 11 agosto 2010

NEWS IN CASA MAMMAIANA:

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Eccole le novità che mi tengono un pò più impegnata del solito e lontana dal mio blogghino... la mia nonnina novantenne, bisnonna dei miei bambini, che si mantiene ancora abbastanza fresca e tosta come vedete, un nuovo cane (cit. nonnina: quanto sfaccimm' è brutto), portato qui a passare le vacanze (che lui è delicato e il sole delle spiagge calabresi lo ucciderebbe!) e tanti progetti e cose per la testa tipo quello che vedete qui sotto... un essiccatore solare costruito dal mio papà per smaltire le tonnellate di verdure estive che produce il nostro orto (da perfezionare ma insomma...). Poi da questo fine settimana avremo le orde di ospiti, amici nostri, dei miei, parenti... però mi sono promessa di non abbandonare più questo spazio quindi cercherò di fare del mio meglio per essere il quanto più presente possibile (dato che non sono neanche in vacanza... sgrunt!)

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martedì 3 agosto 2010

NATI DA UN DONO: DOLCETTI MANDORLE, NOCCIOLE E MATCHA

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Buongiorno! Avrei un sacco di novità da raccontare a tutti voi, tra cui un cane minuscolo e bruttino, una bisnonna, minuscola anche lei e tante altre cose, ma purtroppo non riuscirò a stare più di tanto al computer perchè la testa mi gira in una maniera incredibile: ebbene sì, alla veneranda età di 26 anni, madre di due figli, persona risaputamente seria e timorata (mmmh!) ieri mi sono ubriacata... ma tanto, come non succedeva da anni... e ho vagato fino alle 3 di notte per il giardino scalza in preda ai fumi dell'alcool... insomma ragazzi, non ho più l'età! Dato che già comincio a sentire dei movimenti interni, arriviamo al dunque, alla parte importante di questo post...
Un bel pò di tempo fa, quando abitavo ancora a firenze, in una dei nostri incontri bloggheristici, io e la gaia ci trovammo in un negozietto di the a sant'ambrogio e assaggiammo dei dolcetti particolari, al matcha appunto, chiedendoci e disquisendo su come potessero essere fatti e su come replicarli... in quell'occasione poi adocchiammo anche un'adorabile ciotolina tipo questa in superofferta che all'epoca si aggiudicò lei, essendo stata la prima a scorgerla... così al mio compleanno Gaia, carinissima come al solito (che pensa a me anche con la casa disastrata dagli operai ;)!), mi ha mandato questo pacchetto, con la ciotolina che vedete in foto e le nocciole del giardino dei suoi... una sfida, che non potevo non accettare (anche se ci ho messo un pò)... sono nati così questi dolcini che a me sembrano simili... ma, si sa, il ricordo può essere abbastanza ingannevole, perciò che ne dici gaia di replicarli e poi tornare ad assaggiare la versione originale e dirmi che ne pensi??? Ho provato a farli sia ricoperti di zucchero a velo e matcha mescolati (quelli più chiari) che a rotolarli prima nello zucchero a velo e poi nel matcha a parte (quelli verdi scuro) ma questa seconda versione faceva abbastanza schifo... troppo amari e il matcha era troppo predominante!

DOLCETTI ALLE MANDORLE E NOCCIOLE CON UN VELO AL MATCHA:

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25 gr. di farina
90 gr. tra mandorle e nocciole
160 gr. di burro
1/2 cucchiaio di zucchero
zucchero a velo
matcha in polvere

tritare mandorle e nocciole fino ad ottenere una farina, unirla alla farina e allo zucchero e alla fine aggiungere il burro fuso. Mescolare bene e formare delle palline. disponetele su una teglia rivestita di carta forno e infornate a 200°C per 12 minuti circa... devono restare abbastanza pallide. Setacciate lo zucchero a velo con il matcha e tuffarci le palline ancora calde, rotolarcele e far raffreddare.

venerdì 30 luglio 2010

FORMA E SOSTANZA

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Rimando ancora di un altro giorno il mio post sui pomodori e ricettine correlate, perchè continua ad avere un mood moscio, poco incline a post chilometrici e a spiegazioni infinite... all'inizio pensavo fosse il caldo, ma nel frattempo la sera si deve stare attenti ad avere maglioncini e calzini quindi evidentemente sono io ad essere proprio così!
Quindi, a proposito di mood, rimaniamo su una cosa giocosa. Questo stampo è una delle cose che i miei mi hanno regalato per il compleanno ed era un pò che riflettevo ad una ricetta per utilizzarla al meglio... è carina anche come mini tortina dolce ma volevo appunto enfatizzare il lato un pò scherzoso della cosa e alla fine mi è venuta in mente questa cosa qui: un cake bello rustico vestito a festa, per ora ce lo siamo pappati in famiglia e posso solo dirvi che, forma a parte, la sostanza merita davvero... però non vedo l'ora di presentarlo (lui o qualcosa di simile) a una prossima cena (o pranzo o aperitivo) con ospiti per vedere che faccia fanno;)!
N.d.r: la ricetta funziona anche per un normalissimo cake in stampo canonico!

CAKE DI FARINA DI CECI CON ZUCCHINE E PROSCIUTTO:

80 gr. di farina di ceci
100 gr. di farina 0
80 gr. di latte
100 gr. di olio Evo
2 uova (ma erano giganti quindi se ne avete di dimensioni normali io passerei anche a 3)
1 zucchina
100 gr. tra prosciutto stagionato e pecorino tagliati a dadini (io in realtà ho usato un misto casatiello che avevo d'avanzo ma andrà bene anche della pancetta o del prosciutto, e un pecorino sodo)
1 bustina di lievito per torte salate
sale
pepe
peperoncino in polvere un punta

In una ciotola sbattete il latte con le uova, l'olio, il sale, il pepe e il peperoncino (il peperoncino era un pò anche per il colore, potete anche omettere, il pepe con la farina di ceci invece secondo me è la morte sua!). Aggiungete quindi le farine setacciate insieme al lievito e mescolate rapidamente. Grattugiate la zucchina in una grattugia dai buchi larghi e aggiungetela insieme al prosciutto e al formaggio tagliati a dadini. date un'altra mescolata veloce e versate nello stampo che avrete precedentemente imburrato con cura. Infornate a 160°C per 50 minuti.

giovedì 29 luglio 2010

TEMPO DI:

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Scusatemi ma funziono un pò al rallentatore ultimamente...Ora arrivano anche le ricettine ;)!

martedì 27 luglio 2010

PANNA COTTA ALLA MALVA (CON AGAR AGAR) CON PESCHE CARAMELLATE:

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Dopo una serie di tentativi di addensamenti vari con l'agar agar, più o meno fallimentari, penso di essere finalmente riuscita ad entrare in sintonia con la famosa alghetta quanto basta per avere ad occhio un'idea delle quantità di polverina da utilizzare a seconda del risultato desiderato! E non posso che dirmi soddisfatta, perchè nonostante lo stessi utilizzando già da un annetto per determinate cose, per altre continuavo a fidarmi di più della gelatina, per una qualche ragione irrazionale che non mi è ben chiara! La conclusione è che per dolci e cremine l'agar è funzionalissimo e da una texture che mi piace proprio! Meno.... gelatinosa;)! Diciamo che sono più o meno convinta di passare definitivamente all'agar e che sono contenta di questa conversione quasi definitiva, ci sono giusto ancora un paio di punti interrogativi ma il bello è tenere le sfide sempre aperte no?

PANNA COTTA ALLA MALVA (CON AGAR AGAR) CON PESCHE CARAMELLATE:

2 pesche piccole
1 cucchiaio di zucchero di canna
1 cucchiaio di burro

500 ml. di panna
1 cucchiaio di fiori di malva
80 gr. di zucchero
1 cucchiaino da caffè di agar agar

Sbucciare le pesche e tagliarle a dadini. Far riscaldare il burro in una padellina, aggiungere le pesche e lo zucchero di canna e lasciar caramellare sul fuoco. Mettere da parte e lasciar raffreddare. Portare ad ebollizione la panna con 1 cucchiaio di fiori di malva, spegnere e lasciare in infusione per mezz'ora. A questo punto filtrare la panna, aggiungere lo zucchero e riportare a bollore, prelevare poi un bicchierino di panna calda e sciogliervi l'agar agar in polvere mescolando bene senza lasciare grumi. Aggiungere alla panna sul fuoco, mescolare e far bollire per circa 30 secondi. Spegnere e lasciar riposare un pò. in delle coppette mettere un paio di cucchiai di pesche caramellate e versarvi sopra la panna. Far arrivare a temperatura ambiente e far poi addensare i vostri bicchierini in frigo.

venerdì 23 luglio 2010

MAMMAIANA IN CANADA:


Nono... non sono in vacanza, nè tantomeno in Canada purtroppo... ho giusto passato un paio di giorni all'Elba, però oggi c'è un articolo su di me su un bel blog canadese... se vi va di darci un'occhiata andate QUI!

martedì 20 luglio 2010

MARMELLATA DI ALBICOCCHE ALLO CHARDONNAY CON ZENZERO E LEMONGRASS:

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La marmellata di albicocche è sempre stata la mia passione, fin da piccola, quando quella della mia nonna austriaca stregava chiunque (e come vedete dalla manina avida che cerca di arrivare all'ambita meta, la storia si ripete!)... già qualche post fa parlavo un pò dei sapori ritrovati, di quanto fossero buone le albicocche del giardino della mia infanzia e di come dopo decine di anni io sia riuscita a ritrovare quel sapore solo ora che crescono anche nel nostro di giardino... in più qui entra in gioco un pò di studio e un metodo prezioso... c'è qualcuno che non conosca christine ferber??? Nooo, non c'è! La maghetta alsaziana delle marmellate, che fa mostarde e confetture per alain ducasse e collabora alle ricerche stagionale di Hermè... che poi non è che abbia fatto nessuna grossa rivoluzione... solo una ricerca del sapore più autentico e fresco di frutta che l'ha portata ad elaborare questo metodo grazie al quale la frutta stessa viene bollita il minimo indispensabile consentendo comunque alla marmellata di addensarsi... insomma è l'idea quella che conta, poi la soluzione è abbastanza semplice... è l'intuizione, l'idea di conservare la bellezza, i colori, i profumi e il sapore del frutto così come si coglie dall'albero quello che secondo me ha di speciale... io poi le sue marmellate non le ho mai assaggiate ma queste fatte seguendo il suo metodo mi convincono, ed anche parecchio per quanto ne abbia sperimentato solo qualche variante. La ricetta non è della Ferber, lo è solo il metodo!
Eccovi dunque un pò di trucchetti per marmellate perfette... non che sia tutto indispensabile, ma insomma saperne qualcosa in più non nuoce!
1. Cogliere la frutta che si usa per le marmellate al mattino prima che il sole sia troppo forte e dopo che sia scesa la rugiada, oppure nelle ore fresche della prima serata, in modo da avere il frutto al massimo del suo splendore.
2. Lavorare la frutta appena raccolta, al massimo il giorno dopo.
3. Fare piccole quantità di marmellata alla volta max. 4 kg. (non che questo sia un vero problema casalingo dato che più di queste quantità difficilmente entrano in una pentola domestica!)
4. Aggiungere un pò di succo di limone subito a tutta la frutta in modo che non si ossidi e mantenga intatto il suo colore.
5. Bollire frutta e zucchero in più tempi in modo tale che lo zucchero impregni la frutta con gradualità mantenendone la consistenza.
6. Utilizzare preferibilmente una pentola di rame nella quale verranno preparate solo marmellate (seee... io una ce ne ho e figuriamoci se la immolo alla causa delle marmellate per tutta la sua vita!) o comunque scegliere una pentola con una buona conducibilità termica in modo da avere una bollitura perfettamente omogenea.
Ultima annotazione: a me non piacciono le marmellate eccessivamente dolci quindi tendo a limitare lo zucchero al minimo indispensabile utile per la conservazione.

MARMELLATA DI ALBICOCCHE ALLO CHARDONNAY CON ZENZERO E LEMONGRASS (con metodo Christine Ferber)

2 kg. di albicocche (pesate senza nocciolo)
1 Kg di zucchero
2 limoni piccoli
4 cm. di zenzero a listarelle
2 stecche di lemongrass (potete anche sostituire con del lemongrass in polvere se non trovate quello fresco)
350 ml. di chardonnay (o altro vino bianco simile)

Aprire le albicocche e cospargere i frutti con il succo di limone. Aggiungere quindi lo zenzero tagliato a listarelle sottili, le stecche di lemongrass aperte a metà, lo zucchero e lo chardonnay. Mescolare, coprire e lasciar riposare 1 ora circa. Mettere il tutto nella vostra pentola per la cottura e portare appena ad ebollizione. Quando vedete la superficie fremere, potete spegnere, non deve bollire ancora. Se volete ritrasferite il tutto nella ciotola per la macerazione e coprite con un foglio di carta forno. Una volta fredda lasciate la vostra marmellata in frigo per una notte. La mattina dopo riprendetela e filtratene lo sciroppo lasciando i frutti a parte. Togliete le stecche di lemongrass che ormai avranno fatto il loro dovere e mettete lo sciroppo sul fuoco. Fate bollire finchè non comincia ad addensarsi (se avete un termometro deve raggiungere i 105°C). A questo punto potete aggiungere le albicocche con i pezzettti di zenzero che erano rimaste da parte. Riportate a bollore e bollite per 8-10 minuti, non di più! Invasate ancora bollente in vasetti sterilizzati (lavate benissimo i vasetti e mettete in forno a 100°C per 10 min. vasetti e coperchi), pulite molto accuratamente i bordi e tappate, fate raffreddare a testa in giù.

lunedì 19 luglio 2010

UN'INSALATA CHE VIENE DA LONTANO:

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Questa insolita insalata nasce dai consigli di una ragazza filippina con la quale ho fatto il mio primo scambio qualche tempo fa su foodie exchange... lo conoscete? Io mi sto divertendo un sacco ed è bello passare giorni in ansia ad aspettare un pacchetto che non sai esattamente cosa conterrà e poi, a mio parere, è anche una sorta di studio umano... è incredibile come un pacchetto rispecchi quasi sempre un pò la mentalità di un posto, uno diverso dall'altro, non solo nel contenuto come è ovvio che sia , ma un pò nella scelta, nel modo di presentazione, insomma... sarà solo un'idea mia ma a me sembra di capirci sempre un pochino di più anche grazie a questo genere di cose. devo dire che sono stata fortunata ad avere in Mhel la mia prima compagna perchè mi ha mandato un sacco di cosine straordinarie e sopratutto per la maggior parte davvero sconosciute (se mai doveste incrociare in qualche modo la cucina filippina, non perdetevi assolutamente le pilinuts, una sorta di noci che a quanto pare esistono solo lì e che sono veramente LA FINE DEL MONDO)... La cosa che però ho trovato più carina e significativa è il librino nel quale Mhel mi ha spiegato l'origine e l'utilizzo di tutto ciò che mi aveva mandato, con consigli e ricette con quella voglia di condividere che penso sia il meglio di un'esperienza come questa.
Questa insalata nasce proprio dai consigli di Mhel per l'utilizzo della fantastica pasta di gamberetti che mi ha mandato (e che ci ha fatto tribolare non poco... una compagnia di trasporti le aveva chiesto addirittura un assenso dal ministero della salute italiano per poterla mandare... questi so pazz'!). Un accostamento di sapori veramente insolito ma che tutti hanno molto apprezzato... è bello a volte rendersi conto che dopotutto si ha ancora taaanto da imparare in quanto a sapori e cibi!

INSALATA DI MANGO, POMODORI E CIPOLLE CON PASTA DI GAMBERETTI:

1 mango
3 pomodori da insalata
1/2 cipolla gialla
1 peperoncino (habanero red long)
olio Evo
pasta di gamberetti (bagoong in filippino)
sale

Tagliare il mango e i pomodori in cubotti e affettare la cipolla finemente. Tagliare il peperoncino a listarelle sottili e aggiungerlo all'insalata. Fare un dressing sciogliendo 2 cucchiaini di pasta di gamberetti in 3 cucchiai di olio Evo con un pò di sale. Condire l'insalata e prepararsi ad una fantastica esperienza di scoperta!

giovedì 15 luglio 2010

CHEVAPCICI:

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Quando andai la prima volta in serbia e croazia era il '90, appena prima che scoppiasse la guerra ed io avevo sei anni. Di quella vacanza ricordo poco a parte qualche flash ma mai dimenticai in tutta la mia vita... i chevapcici... sarà che erano il massimo, almeno nella forma, per un bambino, sarà che il nome è semplicemente troppo carino, indimenticabile... ma non hanno mai più lasciato la mia memoria. Così ora, anni e anni dopo l'ultimo viaggio verso est, mi è venuta voglia di provarci! Questa è la mia versione, con gli ingredienti che avevo a disposizione.

CHEVAPCICI:

400 gr. di carne di maiale macinata
1 cipolla
1 spicchio d'aglio
2 cucchiaini di cumino
2 cucchiaini di paprika forte
1 cucchiaio di olio evo
sale
pepe
zest di limone (appena appena)

Fate rosolare la cipolla tritata finemente con l'aglio in un filo d'olio evo. In una ciotola unite tutti gli ingredienti comprese le cipolle appassite togliendo l'aglio. Lavorate con le mani e mettete qualche ora in frigo.
Su una teglia rivestita di carta forno formate i vostri chevapcici creando come delle polpette allungate intorno a degli spiedini di ferro e infornate a 200°C per circa mezz'ora. Quando cominciano ad avere un colore un pò scurino provate a girarli ma fate attenzione a non farlo troppo presto altrimenti vi si spappoleranno. Da mangiare direttamente dallo spiedino salando in superficie!

mercoledì 14 luglio 2010

IL MIO CAFFE' D'ESTATE:

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Non pensavo che il caldo potesse diventare così insopportabile anche qui... ho sempre odiato Firenze per il suo clima gelido d'inverno e torrido d'estate e a quanto pare mi illudevo che l'aria di campagna avrebbe fatto la differenza... e invece anche qui è giunto il momento di mettere al bando il caffè mattutino che ti fa scorrere quelle prime gocce di sudore che contribuiscono a far partire al peggio la giornata. Così, ecco la mia soluzione... perchè senza un paio di caffè chi si sveglia!!!... escogitata a Firenze quando facevo la barista e mi chiedevo come fosse possibile reggersi ancora in piedi con i 50°C e il 100% d'umidità del locale. 'na stupidata in realtà però questa è la versione del caffè freddo che preferisco, molto più buono, immediato e rinfrescante del caffè shakerato, oltre che più facile e a portata di zombie appena sceso dal letto ;)
Fate un caffè ( o meglio usate quello già fatto dalla vostra dolce metà così non dovrete neanche accendere il fornello), zuccheratelo, riempite (RIEMPITE) un bicchierone da cocktail di ghiaccio e versateci il caffè, finite con del latte e inizierete al meglio la giornata!

lunedì 12 luglio 2010

MARILLEN KNOEDEL:

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E dopo il Marocco ritorniamo in Austria, per proseguire con il nostro ingrediente del momento (sono finite eh le albicocche quindi giusto un paio di ricette ancora e poi potremo tutti tirare un sospiro di sollievo!)
Questo dolcino qui è una roba tipicissima e per me resta il non plus ultra dell'austriacità... mai visti da nessun'altra parte! Praticamente si tratta di una specie speciale di canederlo ;) con la sorpresa. E' la prima volta nella mia vita adula che li rifaccio e devo dire che i sapori son rimasti anche se ho la vaga convinzione che sia tutto merito delle albicocche, buonissime e di produzione propria (dei miei nonni) quelle della mia infanzia, buonissime e di produzione propria (la nostra) quelle di ora! Quindi se qualcuno di voi decidesse di sperimentare sappiate che la materia prima è fondamentale perchè è quella a dare sapori e contrasti senza i quali probabilmente questa meraviglia di pallette sarebbero una roba abbastanza fessa. Una volta che li fate abbondate pure, un pò perchè ne mangerete tanti, ma soprattutto perchè hanno il gran vantaggio di poter essere congelati per poi tirarli fuori quando volete.

MARILLEN KNOEDEL:

1 Kg circa di albicocche (si può fare anche con le prugne, ma che siano prugne, non susine, che risulterebbero troppo acquose)
zucchero in zollette

per l'impasto:
300 gr. di farina
1/2 Litro di latte
4 cucchiai di burro
4 tuorli
2 pizzichi di sale

per finire:
pangrattato
burro
zucchero a velo

Preparare l'impasto: Portare ad ebollizione il latte con il sale e il burro. Aggiungere la farina e mescolare energicamente lasciando il composto sul fuoco per qualche minuto, finchè l'impasto non cominci a staccarsi dal fondo. Togliere dal fuoco ed incorporare i tuorli uno ad uno finchè non saranno completamente assorbiti e l'impasto risulterà liscio ed omogeneo. Lasciar intiepidire fino a poterlo maneggiare, quindi formare un rotolo con l'impasto dal quale taglierete del fette abbastanza ciccione da arrotolare intorno alle albicocche.Per le dimensioni esatte delle fette dovrete regolarvi a seconda della dimensione delle albicocche che utilizzerete.
Le albicocche andranno lavate e asciugate perfettamente, quindi private del nocciolo ma aprendole il meno possibile. Al posto del nocciolo inserite una zolletta di zucchero.
Una volta pronti i knoedel avete due strade, o congelarli e pensare alla cottura in una fase successiva, oppure bollirli in acqua bollente salata. Ci metteranno all'incirca 5 minuti, finchè non iniziano a galleggiare. Nel frattempo avrete tostato il pangrattato facendolo andare con il burro in una padella finchè non inizia a scurire un pò. Una volta pronti i knoedel, prelevateli con una schiumarola dall'acqua bollente e con molta attenzione in modo che non si rompano, rotolateli nel pangrattato. Infine ricoprite di zucchero a velo e servite caldi. Un consiglio: quelli freschi non si rompono tanto facilmente quanto quelli congelati, quindi se li volete esteticamente perfetti è consigliabile farli sul momento!



venerdì 9 luglio 2010

LAMOUN MAKBOUSS ROSA E CUMINO:

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Giusto per darvi un attimo di tregua dal mio blog monotematico a base di albicocche, oggi vi lascio la ricetta di questa cosina che ho preparato all'incirca un mesetto fa (eh sì... ve la ricordate la fase dei limoni?). Ora finalmente sono pronti e devo dire che a me piacciono un sacco, si possono anche sostituire ai limoni confit nel tajine e da mangiare così al naturale come accompagnamento a falafel, polpette in generale, carpacci o melanzane (la morte sua secondo me!) li trovo molto più gradevoli. dopo la prima esperienza con i confit ho deciso di apportare una serie di cambiamenti anche a questa ricetta tradizionale e così, dopo aver tolto l'amaro dei limoni con il sale, li ho sciacquati un attimo in modo che non risultassero così incredibilmente salati come i cugini e per la conservazione ho proceduto con una sterilizzazione a del vasetto con tutto il suo contenuto. Il condimento originale è la paprika, e dato che io di limoni ne avevo una quantità incredibile ho provato tutte le varianti possibili e immaginabili (zatar, polvere di wasabi e fili di chili, lavanda e rosmarino e chi più ne ha più ne metta), non li ho ancora assaggiati tutti ma devo dire che questi mi piacciono tanto e che sul lato estetico, insieme a quelli alla parika che assumono un colore arancione vivo, sono quelli più gradevoli!

LAMOUN MAKBOUSS ROSA E CUMINO:

limoni biologici (non chiedetemi di quantificarveli perchè davvero ho passato una giornata intera ad affettare limoni)
sale grosso
1 cucchiaio di cumino per vasetto
7/8 boccioli di rosa commestibile per vasetto
olio Evo

Lavare e asciugare i limoni. Affettarli a rondelle di circa 1/2 cm. di spessore. Disporli a strati in uno scolapasta e cospargere ciascuno strato con abbondante sale grosso. Terminata l'operazione lasciar sgocciolare i limoni per 24 ore. Sciacquare poi rapidamente i limoni sotto acqua fredda corrente girandoli con le mani (giusto per eliminare il sale in eccesso che non è ancora stato assorbito) e lasciar asciugare di nuovo i limoni per qualche ora. Sterilizzare dei vasetti da marmellata in forno a 100°C per 10 minuti e disporvi le fette di limone cospargendo con il cumino e aggiungendo di tanto in tanto un bocciolo di rosa. Riempire con olio evo fino al bordo del vasetto e lasciar aperto qualche ora in modo che eventuali bollicine d'ari abbiano il tempo di uscire. Chiudere i barattoli e sterilizzare di nuovo in acqua bollente per 15 minuti. Se ne mettete più di uno nella stessa pentole disponete dei canovacci tra un barattolo e l'altro in modo che non sbattano l'uno contro l'altro rischiando di rompersi. Dopo 3 settimane potrete apreire i vostri barattoli e assaggiare la vostra creazione.


mercoledì 7 luglio 2010

GHIACCIOLI ALLE.... ALBICOCCHE OVVIAMENTE!

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E' proprio vero che sono disorganizzata... vi avevo promesso qualche settimana a base di albicocche e invece mi sono fatta distogliere dal compleanno... c'è da dire però che terstarda lo sono (e soprattutto che queste tremendone non finiscono mai, quindi devo sempre elaborare qualcosa di nuovo), per cui eccoci di nuovo al punto di partenza... e albicocche siano.
Questi ghiacciolini belli, colorati, squisiti e sani sono il non plus ultra per offrire sempre qualcosa di sfizioso ai vostri bimbi, sapendo che non potranno che fargli bene... almeno i miei li adorano e quando nomino il "gelatino" gli si illuminano gli occhi, senza dimenticare che anche adulti e vegliardi non disprezzano come ho potuto constatare stasera.
la ricetta è in pratica la stessa del succo di albicocche che invece di venir imbottigliato e bollito viene versato negli appositi stampini da ghiaccioli e messi in freezer per qualche ora. Ovviamente la scelta della frutta è variabile a seconda di gusti e disponibilità e in quest'estate torrida è un gran sollievo in ogni momento della giornata... provare per credere!

lunedì 5 luglio 2010

BANANABREAD: BUT THE AFRICAN WAY!

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Eccoci con l'ultima ricetta del mio menù di compleanno... (se pensavate di cavarvela con due ricette con le albicocche vi sbagliavate... da domani si ricomincia che ho giust'oggi svuotato il secondo albero!). Bananabread allora... che però non ha molto a che vedere con quello che tutti conosciamo, inglese, tipo plumcake. Si tratta qui infatti di un dolce basso e compatto, in cui la frutta la fa da padrona e che ha davvero un pò la consistenza delle nostre torte di pane. Quando una volta dissi alla sorella della mia dolce metà che per me il banana bread era quello inglese, bello alto, una sorta di dolce soffice da colazione insomma, lei mi ha risposto stizzita che in inghilterra le banane non crescono, e in effetti non fa una piega, così, sia per la consistenza della versione africana che giustifica in pieno il nome, che per questa considerazione effettivamente ovvia, mi sono convinta che sia un'idea importata dai paesi d'africa colonizzati e riadattata al gusto europeo... magari è solo un'idea mia eh... ma a filare fila!

BANANABREAD (RICETTA DALLA SIERRA LEONE):

5 banane mature (vanno benissimo anche quelle troppo mature)
100 gr. di burro (olio di semi nella ricetta originale ma qui si è europeizzata anche la mia dolce metà)
150 gr. di zucchero (provate anche con quello di canna, secondo me ci sta benissimo)
300 gr. di farina
1 bicchiere d'acqua
1 bustina di lievito per dolci (anche se in fondo il dolce lievita pochissimo)

Schiacciare le banane con una forchetta fino ad ottenere una purea più o meno omogenea. Aggiungere il burro fuso, l'acqua e lo zucchero e lavorare con una frusta per amalgamare. Mescolare farina e lievito a parte e aggiungerli setacciati mescolando il composto con un cucchiaio. Versare l'impasto in due stampi da crostata (o anche uno grande se l'avete) precedentemente imburrati. Il composto che verserete nella forma non dovrà essere più alto di 1,5 cm. Nel caso voleste farne solo una piccola dimezzate le dosi. Cuocere a 175°C per 45 min. circa finchè la torta non sarà dorata appena in superficie.